TITOLO: L’alienista
AUTORE: Caleb Carr
GENERE: Thriller
CASA
EDITRICE: Newton Compton editori
TRAMA
New
York 1896. Il reporter John Schuyler Moore riceve la chiamata inaspettata
dell’alienista Laszlo Kreizler, un suo vecchio amico.
Laszlo
lo prega di raggiungerlo al più presto per assisterlo in un caso di omicidio,
dove il capitano Theodor Roosevelt ha richiesto la sua presenza.
Mentre
cominciano le indagini, i due amici decidono di realizzare un proposito
ambizioso: creare il profilo psicologico di un assassino basandosi sui dettagli
dei suoi delitti.
In
un’epoca in cui la società considera i criminali geneticamente predisposti
John, Laszlo e Sarah, la sua segretaria, dovranno fare i conti con poliziotti
corrotti, gangster senza scrupoli e pericoli di ogni genere.
Scopriranno,
a loro spese, che cercare di infilarsi nella mente contorta di un assassino può
significare trovarsi di fronte all’orrore di un passato mai cancellato.
Un
passato pronto a tornare a galla di nuovo, per uccidere ancora.
RECENSIONE
Ho letto questo libro spinta dalla bella presentazione fatta dalla bookblogger Morgana LeFay, e sono rimasta affascinata
all’inverosimile da questo romanzo che, dopo essere stato pubblicato per la
prima volta nel 1994 e poi nel 1996, era caduto nell’oblio.
Tutto è incentrato su un misterioso
serial killer e su una New York cupa, dove la criminalità e la polizia sono la
stessa faccia della medaglia, un mondo spregiudicato e maschilista nel quale la
violenza e i pregiudizi regnano sovrani.
È qui che Lazlo l’alienista, colui che
oggi chiameremo psichiatra o profiler, deve muoversi per riuscire a risolvere
il caso prima che sia troppo tardi.
Il libro è scritto benissimo, l’autore
non rivela mai troppo e si muove senza fretta giostrandosi fra accurate
descrizioni e scene piene suspense e guidando il lettore in un intricato
labirinto dove niente è come sembra.
Mi è particolarmente piaciuto il
personaggio di Sarah, la segretaria di Lazlo, che porta alla ribalta le donne
di fine Ottocento mostrando così come vivevano all’epoca e quali dure lotte
dovevano affrontare ogni giorno per essere anche solo “considerate” dagli
uomini come persone.
“Pubblicamente
non avrebbe potuto dichiararlo.
Theodore
sapeva bene che a quell’epoca gli americani non erano pronti a credergli, e
neppure ad ascoltare spiegazioni. E oggi? Lo sarebbero? Kreizler ne dubita.
Quando gli ho detto che avevo intenzione di scrivere questa storia, mi ha rivolto
una delle sue risatine sarcastiche e mi ha risposto che servirebbe solo a
spaventare e a orripilare la gente, niente di più.
Il
Paese, ha dichiarato stasera, non è cambiato granché dal 1896, nonostante gli
sforzi compiuti da Theodore e da altri, come Jake Riis, Lincoln Steffens e da
tutti gli uomini e le donne del loro stampo. Secondo Kreizler, noi americani
siamo ancora in fuga.”
GIUDIZIO
Da leggere tutto d’un fiato!