TITOLO: Le tre bambine
AUTORE: Jane Corry
GENERE: Thriller
CASA
EDITRICE: Piemme
TRAMA
Vetrate
artistiche. È una delle passioni di Alison – una delle cose che sa fare meglio
e che ama insegnare agli studenti dei suoi corsi d’arte in un college di
Londra. Corsi con cui riesce a malapena a sbarcare il lunario. Forse per
questo, quando un giorno vede l’annuncio di un lavoro come insegnante d’arte in
una prigione maschile, spinta da un richiamo che neanche lei capisce fino in
fondo, decide di candidarsi e, quando le offrono il posto, accetta. Molto
presto, però, comincia a ricevere strani messaggi, i messaggi di qualcuno che
sembra osservare ogni sua mossa…
Urlare,
scappare. È quello che vorrebbe fare Kitty in ogni momento della sua giornata,
ma i danni al cervello che ha riportato in un incidente di molti anni fa glielo
impediscono. Vive in un istituto, costretta su una sedia a rotelle, non sa che
cosa le sia successo, cosa l’abbia portata fin lì.
Ma
i pensieri, dentro il suo cervello bloccato, sono chiarissimi, e adesso che
anche la memoria sta tornando certe immagini riaffiorano più potenti che mai…
C’è
qualcuno là fuori che conosce il segreto di Alison, e anche quello di Kitty.
Qualcuno che sa che nulla delle loro vite è davvero come sembra. Qualcuno che
conosce il legame tra loro. Un legame vecchio di molti anni, che nulla potrà
mai spezzare. Perché c’è qualcosa di cui solo loro due sono a conoscenza, il
demone che entrambe, ora, dovranno affrontare.
Dall’autrice
bestseller de La nuova moglie, un thriller che vi terrà incollati alle pagine,
che esplora le terribili ambiguità dei legami, e la potenza rovinosa delle
bugie.
RECENSIONE
Soffrivo di insonnia, questo libro mi ha
aiutato a risolverla.
Potrebbe fermarsi qui la mia recensione
ma siccome di insonnia non soffro, mi sembra doveroso spiegare il motivo di
questa mia recensione negativa.
È il primo, e penso sarà l’ultimo, libro
che ho letto di questa autrice.
Sembrava promettente, almeno nella
sinossi, poi mi sono ritrovata di fronte il solito romanzo che procede a pov
facendo parlare una volta Alison e una volta Kitty, introducendo (senza che però
abbia un pov tutto suo, magari l’autrice si era stancata) anche Vanessa.
La trama scorre lenta, specie nella
prima parte del libro, e diversi colpi di scena risultano forzati rendendo così
difficile appassionarsi alla lettura.
La sola cosa che costringe ad arrivare
alla fine (scontata, nemmeno a farlo apposta) è sapere cosa è accaduto quella
sera di luglio a queste tre sciagurate e sfigatissime ragazze.
Unica nota positiva: finalmente un libro
Piemme senza refusi!
Evviva!
“La
lezione è finita («Arrivederci!» saluta Beryl, che “adora” venire qui), ma il
tizio dal linguaggio forbito non esce dall’aula. Nella mia testa l’ho
soprannominato l’“Uomo di Ferro”. Sorrido perché questo soprannome mi sembra
perfetto. È alto e snello. Ben rasato. Mascella volitiva. Aria disinvolta. Un
tipo rispettoso delle regole, ma a tratti imprevedibile. Un po’ come il vetro,
il piombo, il ferro: i materiali che in questo corso stiamo imparando a
lavorare.”
GIUDIZIO
Magari andrà meglio un’altra volta.