TITOLO: L’amore brucia come zolfo
AUTORE: Lucia Maria Collerone
GENERE: Storico
CASA
EDITRICE: Indipendently published
TRAMA
L’opera
è un romanzo storico ambientato nella città di Caltanissetta nel momento in cui
essa è il centro mondiale dello zolfo e la grande storia dell’Indipendenza
dell’Italia e dell’economia basata sull’estrazione dello zolfo fanno da sfondo
alle vicende sociali e umane di due classi sociali: quelle degli zolfatari e
delle loro donne, che lottano duramente per sopravvivere in condizioni di vita
e di lavoro disumane e aberranti e dei nobili padroni delle miniere che gestiscono
la ricchezza e governano le povere, disperate dei “diavoli della pirrera”.
Molte storie s’intrecciano con il loro carico di sofferenza e umanità, esseri
umani schiacciati dalla povertà assoluta e dalla disperazione, che si ergono a
titani e non arretrano davanti al dolore, alla crudeltà del reale e rispondono
alla vita con coraggio e forza sorprendenti. Ci sono uomini che le convenzioni
sociali stigmatizzano e costringono in scelte di vita senza scampo, senza
libertà. Protagonista è Cecilia eroina tragica che spicca prepotentemente per
la sua bellezza d’animo, la sua capacità d’amore abnegazione per la famiglia,
per la sua capacità di sognare oltre il reale e che accetta la prigionia di un
amore dorato per sfuggire all’abbandono, alla solitudine, ai pregiudizi che la
avvolgono in una comunità becera e incapace di condivisione, troppo oppressa
dalle sofferenza di una vita meschina. Cecilia è sola in un mondo dove l’anello
debole è la donna, dove quando una donna non ha un uomo a proteggerla essa può
solo diventare una prostituta. La sua bellezza particolare, diversa, quasi
regale e la sua furbizia arguta, nonché la sua intelligenza operosa, la rendono
appetibile agli occhi del barone che lei incontra e seduce quando è poco più
che una bambina. L’intreccio assorbe per il turbinio delle azioni, per il
continuo cambio di azione e di situazione, per i capovolgimenti e gli eventi,
che non coinvolgono solo Cecilia, ma tutto il mondo che è intorno a lei sia
umano che storico. La scrittura è veloce e curata nei particolari, crea
immagini vivide e forti che nella mente del lettore diventano come scene da un
film. La storia narrata ha la sua fonte in una storia vera, realmente vissuta,
i personaggi sono realmente esistiti e l’impianto della cornice è storicamente
circostanziato e corrispondente al vero storico. Ciò che, invece, è frutto
della creatività dell’autrice, è la ricostruzione della storia d’amore, che pur
essendo realmente esistita, nel suo dispiegarsi e nell’evolvere dei fatti,è
frutto della fantasia narrativa dell’autrice e della narrazione orale di chi è
stato realmente a contatto con i protagonisti.
RECENSIONE
Non ho guardato il booktrailer, come
sapete io detesto cordialmente qualsiasi tentativo di fare pubblicità ai libri
con dei video: o si legge un libro, o si vede un film.
Quindi, come si dovrebbe fare, ho letto
il libro senza anticipazioni e spoiler.
E allora, glielo diamo un calcio nel
sedere a Giovanni Verga e ai suoi romanzi sfigati dove se non succedono
disgrazie a profusione non va bene?!
La Collerone mi ha regalato una Sicilia
stupenda, che non conoscevo, fatta di profumi, luoghi meravigliosi e atmosfere
che incantano.
E la storia, poi, è molto ben
raccontata.
Cecilia e il suo amore, il Barone,
stretti in una morsa di odio, divergenze sociali e paura degna di “Romeo e
Giulietta”, due persone che dovranno lottare con le unghie e con i denti e se
volete sapere come finisce, ormai lo sapete, leggete il libro!
Lo stile è dettagliato, pulito,
scorrevole e non ci si annoia mentre si leggono le avventure (o disavventure, dipende)
dei protagonisti.
Ogni tanto si incontra qualche forma
dialettale, ma ammetto che non mi ha creato difficoltà nel capire il senso della
storia.
Mi è piaciuta l’attenzione che l’autrice
ha prestato nella ricostruzione storica di una Caltanissetta ottocentesca che,
seppure ovviamente io non ho mai visto, leggendo il libro mi sembrava di
conoscere molto bene.
“Da
chi pigliò?” ognuno chiedeva a sua madre e lei diventava come il fuoco, come il
diavolo sotto i piedi di San Michele.
“Che
ne so… dalla parte di suo padre! Nella mia famiglia non ce ne sono diavuli.”
chiudeva con una voce frusta sua madre e le dava uno strattone.
Papà
suo, invece, ogni volta che la guardava le diceva che era proprio una
principessa sveva, che di sicuro nelle sue vene c’era sangue nobile, della
casata di …e poi diceva un nome buffo, una cosa come oestaffen…tedesco diceva
papà, che sapeva leggere e scrivere e conosceva tante cose.
Sua
madre, allora, interveniva e gli diceva aspra:
“Non
ci mettere fesserie per la testa, lei non è nata da una principessa e tu lo
sai, è la figlia di un povero mischino surfataru, altro che principessa! Deve
imparare a fare la serva, ecco cosa deve fare. E tu, principessa, prenditi la
brocca e vai a prendere l’acqua e poi, svuota il rinale.”
GIUDIZIO
Da leggere!