TITOLO: La saga degli Invincibili
AUTORE: Andrea Frediani
GENERE: Storico
PREZZO: 5,90 euro a
libro
PREZZO
EBOOK: 0,99 euro a libro
CASA
EDITRICE: Newton Compton Editori
TRAMA
Giulio
Cesare è stato appena ucciso, e subito si è scatenata una lotta feroce e
sanguinosa per il potere assoluto. Ma sulla scena irrompe il giovanissimo
Ottaviano, che Cesare, in modo del tutto imprevedibile, nel testamento ha
indicato come erede. Ottaviano è solo un ragazzo, eppure è determinato a
vendicare il padre adottivo. A sbarrargli la strada, però, ci sono i
protagonisti di lungo corso della politica romana: Marco Antonio, Cicerone,
Lepido, Bruto e Cassio. Ciò nonostante, l'erede legittimo non si dà per vinto
e, dopo i primi insuccessi, raduna intorno a sé un gruppo di giovani
altrettanto determinati: Mecenate, Agrippa e Rufo. Con loro e con pochi altri,
forma una setta votata al culto della vendetta, con l'obiettivo di punire, uno
dopo l'altro, tutti coloro che si sono macchiati del sangue di Cesare. E non
solo: Ottaviano è ben determinato a sovvertire l'ordine costituito e a
concludere ciò che Cesare aveva iniziato.
RECENSIONE
Questa saga nasce dalla precedente
trilogia dedicata a Giulio Cesare, ma può essere letta senza problemi anche da
sola poiché nel dipanarsi della storia l’autore non manca di fare collegamenti
o di spiegare eventuali “lacune” che altrimenti sarebbero incomprensibili.
La storia qui narrata è quella di
Ottaviano e dei suoi amici Agrippa, Rufo e Mecenate nell’intento di vendicare
la morte di Cesare e conquistare il potere detenuto in parte da Antonio, in
parte dal Senato e in parte dai cesaricidi.
Come accade per tutti i libri storici,
verità e immaginazione si mescolano per creare un racconto avvincente che tiene
il lettore con il fiato sospeso e lo porta in un mondo sconosciuto.
Frediani è senza dubbio un grande
romanziere, secondo solo a pochi altri, e le sue storie le trovo sempre
bellissime.
Questa volta però il mio elefantino
felice promulgatore di libri a cinque, dieci, quindici o quante stelline volete
voi diventa un elefantino un po’ timido, quello che abbino ai libri da tre
stelle.
Perché mai?
Perché, a mio avviso, in questa
tetralogia Frediani si è fatto prendere la mano dal moderno.
Le figure storiche, primo fra tutti mi
viene da citare Marco Antonio perché probabilmente è stata quella più
stravolta, non corrispondono agli originali: certo, uno scrittore ci mette
sempre del suo, ma diciamo che ci vuole quella certa “aderenza” di cui parlava
il Manzoni che è necessaria per rendere la scrittura credibile.
Il linguaggio è la seconda pecca.
Va bene, è normale cercare di adattare
un po’ la terminologia alla nostra e molti autori (come Valerio Massimo
Manfredi, Bernard Cornwell o anche i nostrani Franco Forte e Francesca A. Vanni hanno brillantemente
saputo fare), ma la linea da non superare è molto sottile.
Là dove un “taci, idiota” può andare
bene se inserito nel momento giusto, non può assolutamente funzionare quando
Marco Antonio chiama Ottaviano “stronzetto” o quando Agrippa pensa di “parare
il culo a Rufo”: sono termini estranei, che stonano nella lettura.
Ecco, penso che la trilogia di Cesare
sia stata meglio curata, in questo senso.
GIUDIZIO
Bello, ma non ai vertici dei libri di
Frediani.