TITOLO: Memorie di Adriano
AUTORE: Marguerite Yourcenar
GENERE: Romanzo Storico
PREZZO: 12,60 euro
PREZZO
EBOOK: /
CASA
EDITRICE: Einaudi
TRAMA
L'imperatore
Adriano ha sessantadue anni e, sentendo avvicinarsi la morte, scrive una lunga
lettera al giovane Marco Aurelio per raccontargli la propria vita.
Evoca
la giovinezza, i viaggi, le conquiste, l’amore, la morte e infine indugia sul
senso dell’esistenza stessa cercando di “entrare nella morte ad occhi aperti”.
RECENSIONE
Dopo questo libro ho capito che la mia
prof. di Italiano non capisce un piffero dipinto di letteratura.
Abbiamo tanti autori ITALIANI bravi, che
scrivono cose belle: perché allora propinare dei paciacchi (grazie Barbieri)
mappazzonati all’inverosimile tanto per dire “oh sì, i miei ragazzi hanno letto
un classico”?
Per sadismo.
Grazie prof., avevo piani migliori (e
letture migliori) per le mie vacanze di Natale dell’anno scorso.
Allora, facciamola breve.
Se non si conosce la vita della
Yourcenar non si può capire come è nato il libro.
L’autrice franco belga perse la madre in
tenerissima età, come le principesse Disney, allora il padre (psicotico) la fa
studiare a casa pretendendo che impari subito greco, latino e cose così fino a
quando la ragazza si fa grande e decide di andare in Italia per un viaggio di
formazione.
Si reca a Roma, vede Villa Adriana e sente
che scriverà qualcosa su Adriano.
Studia come un’ossessa (che palle, la
tipica prima della classe che non passa mai gli appunti) e butta giù qualcosa
che manda a una casa editrice.
Tale casa rifiuta.
Youcernar non si arrende, lavora e
lavora (nel frattempo fa anche altre cose) e alla fine il libro viene
pubblicato di tasca sua attraverso una casa editrice gestita da amici.
Così generazioni di studenti si
rovinarono la vita, costretti a leggere questo pacco infinito.
Posso dirlo che è una piaga?
Certo che posso, questo blog è mio!
L’idea che ha fatto nascere questo libro
è stata una frase scambiata in una lettera con Gustave Flaubert: “quando gli
dèi non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è
stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo.”
Allora, in primis questa frase è una
stronzata pazzesca: il Cristianesimo ai tempi di Adriano esisteva eccome, e
anche gli dèi. Roma pullulava di un sacco di religioni differenti: se buddismo
e Islam non c’erano è solo perché questi culti non erano ancora nati.
Detto questo, Yourcenar decide di usare
Adriano per dimostrare la veridicità della frase citata prima e anche per
inserire nel romanzo tutte le parti della sua vita (omosessualità mai
accettata, viaggi, pensamenti vari...) ai quali non aveva ancora dato voce.
Il risultato è un’epistola divisa in sei
parti e tutto, ma tutto, dipende solo dall’ottica di Adriano.
Non c’è azione, non ci sono dialoghi,
non ci sono scossoni. È il noioso soliloquio di un vecchio che racconta tutto senza
brio.
Solo un’accozzaglia di pensieri gettati
a caso dove passato e presente si mescolano in malo modo e alla fine non si
capisce dove sia finito Adriano, perché si è perso dietro Marguerite.
Non c’è niente dell’Imperatore e c’è
troppo dell’autrice.
Alla fine in quelle pagine c’è la sua
vita, non certo un Imperatore romano da cui ci si aspetta un altro tipo di pensieri
e soprattutto di azioni (“Il Gladiatore” insegna!).
Lo stile è fin troppo arzigogolato, si
fa davvero fatica a completare un paragrafo ed è tanto arrivare alla terza
epistola con ancora la voglia di proseguire a meno che, come me, non siate
obbligati a farlo dalla non tanto velata minaccia di ricevere un 4 dalla prof.
stronza di turno. (sottotitolo: cara prof., non è perché hanno rovinato la tua
gioventù facendoti leggere libri pallosi, ora devi vendicarti su noi studenti.
Fattene una ragione e cambia programma!)
Per concludere mi sento di dire
apertamente che Memorie di Adriano è un libro sopravvalutato.
Esistono romanzi storici, ambientati
anch’essi in epoca romana, meglio scritti.
GIUDIZIO
Consigliato per conciliare il sonno.