4 dic 2020

La casa dalle radici insanguinate


 
TITOLO: La casa dalle radici insanguinate
AUTORE: Roberto Ciardiello
GENERE: Horror
CASA EDITRICE: Dark Zone

TRAMA
Cupo, Mago, Skizzo.
Tre figure in agguato nell'oscurità, tre predatori in mezzo agli alberi, un unico obiettivo: svuotare la cassaforte di Villa Marchetti, residenza di facoltosi gioiellieri romani.
Il piano: sorprendere la coppia di ritorno dal lavoro, entrare in casa, arraffare il possibile e filare verso una nuova vita, lontano dalla periferia degradata della città.
Un gioco da ragazzi, come armare il cane di una pistola dalla matricola abrasa. Cupo, Mago e Skizzo questo credevano.
Finché non hanno aperto la porta sbagliata.

RECENSIONE
Il libro mi ha ricordato, dalle prime battute, un film che avevo visto qualche tempo fa: dei ladri si introducono in casa di un cieco pensando di derubarlo di tutte le sue ricchezze, ma costui non è uno sprovveduto e li uccide tutti quanti senza pietà.
Qui non c’è un cieco, ma due coniugi che vogliono a tutti i costi mantenere un segreto.
Bella idea, che ti inchioda subito e ti spinge a leggere.
Sembrerebbe un thriller ma in realtà è un horror splatter, di quelli alla Eli Roth che fanno davvero la loro gran bella figura.
Ecco forse nel libro c’è troppa violenza fine a se stessa, la maggior parte delle scene sanguinolente però servono a spiegare come procede la narrazione
Quindi se non avete lo stomaco preparato, aspettate a leggere il libro che è molto forte.
Dal punto di vista stilistico l’autore sa mantenere abbastanza bene la tensione anche se nella prima parte si dilunga troppo in elucubrazioni che rendono la lettura un po’ lenta.
L'unica cosa che non ho apprezzato è la doppia narrazione: passato da una parte, presente dall’altra.
Avrei preferito solo il passato.

“Nove bocche di sangue si aprirono sul corpo di Giovanni D’Amato, nove iniezioni di un grosso ago a serramanico. Cadde a terra scomposto in un’overdose d’amore fraterno. Proprio mentre il blu intermittente di una gazzella in ricognizione si infilava nella stradina.
Beccato. Braccato.
E fissando quell’animale scattare andandogli incontro quasi volesse incornarlo al muro, Paolo D’Amato decise di bucarsi anche lui. Un’unica, mortale dose sparata dritta nel collo. Talmente potente che del serramanico penetrò anche un pezzo di impugnatura.
Così si dice.”

GIUDIZIO
Emozionante.