TITOLO: La casa dalle radici insanguinate
AUTORE: Roberto Ciardiello
GENERE: Horror
CASA
EDITRICE: Dark Zone
TRAMA
Cupo,
Mago, Skizzo.
Tre
figure in agguato nell'oscurità, tre predatori in mezzo agli alberi, un unico
obiettivo: svuotare la cassaforte di Villa Marchetti, residenza di facoltosi
gioiellieri romani.
Il piano:
sorprendere la coppia di ritorno dal lavoro, entrare in casa, arraffare il
possibile e filare verso una nuova vita, lontano dalla periferia degradata
della città.
Un gioco
da ragazzi, come armare il cane di una pistola dalla matricola abrasa. Cupo,
Mago e Skizzo questo credevano.
Finché
non hanno aperto la porta sbagliata.
RECENSIONE
Il libro mi ha ricordato, dalle prime
battute, un film che avevo visto qualche tempo fa: dei ladri si introducono in
casa di un cieco pensando di derubarlo di tutte le sue ricchezze, ma costui non
è uno sprovveduto e li uccide tutti quanti senza pietà.
Qui non c’è un cieco, ma due coniugi che
vogliono a tutti i costi mantenere un segreto.
Bella idea, che ti inchioda subito e ti spinge a leggere.
Sembrerebbe un thriller ma in realtà è
un horror splatter, di quelli alla Eli Roth che fanno davvero la loro gran bella figura.
Ecco forse nel libro c’è
troppa violenza fine a se stessa, la maggior parte delle scene sanguinolente però servono a spiegare come procede la narrazione
Quindi se non avete lo stomaco preparato, aspettate a leggere il libro che è molto forte.
Dal punto di vista stilistico l’autore sa
mantenere abbastanza bene la tensione anche se nella prima parte si dilunga
troppo in elucubrazioni che rendono la lettura un po’ lenta.
L'unica cosa che non ho apprezzato è la
doppia narrazione: passato da una parte, presente dall’altra.
Avrei preferito solo il passato.
“Nove
bocche di sangue si aprirono sul corpo di Giovanni D’Amato, nove iniezioni di
un grosso ago a serramanico. Cadde a terra scomposto in un’overdose d’amore
fraterno. Proprio mentre il blu intermittente di una gazzella in ricognizione
si infilava nella stradina.
Beccato.
Braccato.
E
fissando quell’animale scattare andandogli incontro quasi volesse incornarlo al
muro, Paolo D’Amato decise di bucarsi anche lui. Un’unica, mortale dose sparata
dritta nel collo. Talmente potente che del serramanico penetrò anche un pezzo
di impugnatura.
Così si
dice.”
GIUDIZIO
Emozionante.