Torna eccezionalmente, prima delle festività, un post della rubrica Il bravo recensore nato per l’esigenza di spiegare a chi vuole cimentarsi nelle
recensioni alcune nuove terminologie che spesso risultano incomprensibili o
poco chiare.
Ecco, inizio col dire che questi termini che qui vi elencherò non sono
davvero nuovi ma sono più che altro inglesismi per definire parole già in uso
nella nostra lingua.
-Check list: è la classica
lista delle cose da controllare per cominciare una buona revisione.
In genere sono titolo del libro, autore, informazioni generali e sinossi.
-Booktrailer: sono quegli
orrendi video utilizzati per pubblicizzare i libri. Una delle peggiori idee
commerciali mai concepite.
-Target: è il pubblico a cui
vi rivolgerete con le vostre revisioni. Io consiglio di specificarlo con il
genere del libro, di modo che nessuno si sbagli.
-Beta: anche a voi è venuta in mente per associazione la parola “bloccanti”?
No, il beta è l’amicone dello scrittore che gli legge il libro solo per dirgli
quanto è figo, senza curarsi di refusi, errori e sintassi. Io personalmente
eliminerei tutti i beta in favore di veri revisori.
-Editing: è l’insieme di
tutte quelle operazioni di battitura, revisione, traduzione, stampa e
commercializzazione di un libro. Un tempo veniva anche chiamato “editoria”.
-Review: revisione. Solo questo.
-Pov: abbreviazione di point
of view, detto anche “punto di vista”. Se un libro è scritto bene, non ci si
accorge del pov perché la narrazione è fluida e i personaggi sono come tanti
bravi attori che entrano in scena al momento giusto.
Se invece uno scrittore ha difficoltà nella gestione dei personaggi,
allora scrive capitoli in prima persona usando un personaggio alla volta con il
suo “punto di vista”.
-Cliffhanger: non è il film
con Sylvester Stallone. È quell’antica tecnica narrativa che i Babilonesi ci
tramandorono nei secoli dei secoli e che consente allo scrittore di gestire le
scene e la narrazione dei capitoli di un libro (o di più libri, se si tratta di
una saga) invogliando il lettore a procedere con la lettura. Si può chiamare
anche suspense, volendo.
Viene apprezzata dai lettori dotati di una capacità di comprensione che
li porta ad apprezzare e capire libri con più di due personaggi alla volta.
-Storytelling: è un termine
che va di moda, come selfie, like, hashtag e altre cazzate varie.
Lo usano in politica, nel mondo del cinema, della musica, dei social,
della blogsfera, della moda...
Insomma, lo usano come viene viene, tranne che nel suo unico ambito che
è quello letterario.
Lo storytelling è l’atto del narrare, quella sacra disciplina secondo
cui lo scrittore usa i principi della retorica e della narratologia per creare
un bel libro.
Niente di più, niente di meno.
Solo chi non legge, o legge libri da “L’angolo del suicidio”, usa
questa parola a sproposito pensando che sia chissà quale termine mistico giusto
per riempirsi la bocca.
Bene amici, ci rivediamo con nuovo anno!
Buone feste a tutti!