Parlando con alcune compagne di classe, ho deciso di creare una rubrica
in più che arricchirà il blog, ovvero una guida per aspiranti recensori.
Perché recensire sembra facile, ma in realtà niente è come sembra.
Cominciamo da un punto che sta a cuore a molti revisori armati di affilatissimi
giudizi atti spesso solo a stroncare il libro sminuendone la qualità: i refusi
e gli errori.
C’è differenza?
Eccome!
Il refuso, per definizione, è un errore dovuto ad uno scambio o uno
spostamento di caratteri tipografici e con l’avvento del computer è stato
esteso a minuscole sviste nate dalla vicinanza dei tasti.
Esempio: scrivere voltono al
posto di volgono. (l’ho trovato nel
libro “Il mago di Earthsea” di Ursula K. Le Guin)
Di solito queste sviste sono notate e corrette dai revisori, ma a volte
vengono generate dai tipografi nel momento in cui il manoscritto o pdf viene
rielaborato per la stampa.
Può succedere, sono piccole dimenticanze umanissime e di solito non si
trovano o al massimo sono uno o due, se proprio sono presenti in un testo,
inoltre non precludono la comprensione dell’elaborato, né tolgono qualità al
libro.
L’errore invece è una grave mancanza grammaticale oppure ortografica che
abbassa la qualità del testo, ne complica la comprensione e denota, se non
corretto, una certa qual ignoranza da parte dell’intero staff di scrittura,
revisione e pubblicazione.
Esempio: getta la pezza
anziché getto la pezza quando il
libro è narrato in prima persona singolare (errore ortografico) oppure dimmi qual’è il problema al posto di dimmi qual è il problema (errore
grammaticale. Entrambi gli errori li trovate nel libro “Ti sento” di Luisa D.).
Vorrei quindi sottolineare che, a differenza del comune pensiero, il
refuso non è un errore e tanto meno può essere paragonato a quest’ultimo.
A chiunque desideri fare il revisore, io dico di chiedersi sempre se uno
scrittore può essere giudicato per un refuso.
Molti pensano di sì, io credo di no.
Bisogna stare molto più con i piedi per terra e rendersi conto che
semplicemente capita.
Tutto qua.
Non è la fine del mondo, neanche di una splendida carriera da scrittore
che magari scrive cose straordinarie che noi semplici recensori possiamo solo
sognarci, dal momento che ci limitiamo a leggere e sputare sentenze.