6 apr 2018

La canzone di Achille




TITOLO: La canzone di Achille
AUTORE: Madeline Miller
GENERE: Romanzo storico
PREZZO: 19 euro
PREZZO EBOOK: 12,99 euro
CASA EDITRICE: Sonzogno

TRAMA
"Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, amici prima e poi amanti e infine anche compagni d'arme - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, a cui la dottrina non ha limitato o spento la fantasia creatrice, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i Greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride." (Maria Grazia Ciani)

RECENSIONE
Se potessi descrivere questa mia esperienza di lettura in poche parole allora direi “sono stata un’imbecille”.
Proprio così, senza tanti fronzoli.
Anzitutto perché ho pensato di continuare a leggere il libro  nonostante sia stato scritto (con i piedi) in prima persone e al presente indicativo.
E poi perché ho cercato davvero di amare questo libro, di convincermi che andava letto visto che era stato esaltatissimo così come la sua autrice che vanta titoloni di studio e una grande conoscenza della Storia antica.
Il guaio è che questa era una battaglia persa in partenza ma ho iniziato lo stesso questo libro con le migliori intenzioni  e il risultato è che mi ha deluso altamente.
Ma proprio tanto.
Specie perché i libri storici sono uno fra i miei generi preferiti e dopo la splendida esperienza avuta con gli romanzi del genere che ho letto (Nel tuo nome di Francesca A. Vanni, Il nome della Rosa di Umberto Eco e La contrada dei tagliatori di pietra di Flavia Guzzo) mi aspettavo che la professoressa Madeline Miller non tradisse le mie aspettative.
Infatti non le ha tradite, le ha proprio rovinate in toto.
Anzitutto quando ci si confronta con la Storia, con il mito... insomma, con il passato, bisogna farlo con reverenza e con il giusto approccio, non certo con l’intento di scrivere un banalissimo romanzetto m/m al fine di sventolare ai quattro venti l’amore gay di Achille e Patroclo di cui ormai sanno anche i sassi.
Io volevo la guerra di Troia, volevo la passione, il tradimento, la lotta, l’amicizia, l’amore e la morte, il riscatto... cazzo, volevo gli eroi, volevo sentire il sangue scorrere nelle vene e il cuore battere all’impazzata, volevo l’accuratezza nelle descrizioni, l’avventura...
Ma non c’erano.
Patroclo è la classica “figura gay femminilizzata” (magari l’autrice non sa/non ricorda che invece era un grande guerriero) ridotto a voce narrante piatta e stupida che sbava dietro ad un Achille che sembra la versione cretina di Thor dei film Marvel.
Gli altri eroi sono macchiette, figure comiche (grazie per aver ridicolizzato Odisseo, che io adoro) e insulse che fanno parte di uno scenario inutile.
Lo stile? Piattissimo, insulso, banale.
Questa non è l’Iliade, con le sue passioni straordinarie ed umane, è un romanzo rosa gay (un m/m appunto) scritto da qualcuno che possiede un altisonante titolo di studio ma non si è applicato abbastanza per creare un’opera degna di entrare nell’Olimpo dei libri storici.
A questo punto rivaluto l’idea di prendere nuovamente in considerazione la Yourcenar: noiosa per noiosa, rea di aver spersonalizzato Adriano per parlare di sé, ma almeno bravissima e accurata in tutto.

“Resto a guardare mentre mio padre prende la ghirlanda che tengo in grembo e lo incorona; sui suoi capelli luminosi, le foglie sembrano quasi nere. Suo padre, Peleo, viene a prenderlo, sorridente e orgoglioso. Il regno di Peleo è più piccolo del nostro ma corre voce che sua moglie sia una dea, e la sua gente lo ama. Mio padre lo osserva invidioso. Perché sua moglie è un’idiota e suo figlio è troppo lento per gareggiare persino con i ragazzi più giovani. Si volta a guardarmi.
«È così che dovrebbe essere un figlio.»
Sento le mani vuote senza la ghirlanda. Guardo re Peleo abbracciare suo figlio. Vedo il ragazzo lanciare la ghirlanda in aria e prenderla al volo. Ride, e il suo volto è illuminato dalla vittoria.”

GIUDIZIO
Cazzate che si sprecano.