5 gen 2018

Tre ragioni per cui non si dovrebbe mai scartare un libro



Finora ho parlato degli elementi e dei motivi per cui si dovrebbe giudicare un libro, ma non mi sono mai soffermata su tre cose per cui non si dovrebbe mai valutare un libro.

Il primo, nemmeno a farlo apposta, è la copertina.
La grafica di un libro non è mai primaria, è un complemento. Può essere semplice, con immagini evocative o immagini che non c’entrano nulla con il contenuto (la maggior parte delle volte ci sono proprio queste, sulle copertine).
La copertina in sé è volta a dare brevi informazioni sul libro, come il prezzo, la sinossi e una breve biografia dell’autore.
Il resto non conta.
Giudicare un libro dalla copertina, scegliere se comprarlo o meno in base al primo impatto visivo, è sintomo di superficialità.
Se volete fare i recensori sul serio e non per gioco, dovete superare in fretta questo scoglio.

Il secondo motivo per cui non si deve mai scartare un libro è il titolo.
Conosco alcuni scrittori che mi hanno confessato la difficoltà dello scegliere un titolo.
Non convinta delle loro affermazioni ho fatto per conto mio delle ricerche scoprendo che il mondo dei titoli è un dramma e che ci sono tanti scrittori che si servono di collaboratori per la scelta del titolo.
Perciò non fatevi scoraggiare da titoli strani come “Il ragazzo che entrò dalla finestra e saltò nel mio letto” o che magari non c’entrano niente con il contenuto del libro .
Andate oltre, anche qui: aprite il libro e leggetelo.

L’ultimo motivo per cui un bravo recensore non deve scartare un libro è se lo scrittore in questione usa uno pseudonimo.
Lo pseudonimo è un nome d’arte, cosa che nel mondo del cinema, della pittura, della scultura, della poesia, della musica (ma anche in internet) è normale ma nel mondo della letteratura viene additati come “truffa intellettuale”, “atto di vigliaccheria” o “volontà di sentirsi superiori”.
Tutte cazzate.
Scegliere di usare uno pseudonimo è una decisione personale che va a tutto vantaggio della privacy dello scrittore e che crea un filtro di protezione fra la vita artistica e quella reale.
Fra l’altro moltissimi scrittori usano o hanno usato pseudonimi (Stephen King, J.K. Rowling, Italo Svevo, Aldo Palazzeschi, Sveva Casati Modignani…), ma i loro libri sono notissimi e un sacco di persone li leggono senza problemi.
Perché allora il recensore non può andare oltre il nome e guardare il contenuto del libro.

In fondo, ciò che conta di un libro è ciò che viene raccontato e come viene raccontato.
Il resto è superfluo.